Post del: 09.06.2025
Il gruppo Straumann, colosso svizzero nel settore dell’implantologia dentale, ha annunciato una svolta strategica che potrebbe avere conseguenze significative sul piano occupazionale in Svizzera. L’azienda con sede a Basilea prevede di trasferire parte della produzione in Cina, una decisione che potrebbe portare alla soppressione di circa 250 posti di lavoro presso lo stabilimento di Villeret, nel Giura bernese.
La decisione si inserisce in una strategia di espansione internazionale che punta con decisione alla Cina, un mercato che già oggi rappresenta oltre il 15% del fatturato globale del gruppo. Secondo quanto comunicato dai vertici aziendali, la produzione locale è considerata un elemento chiave per partecipare efficacemente alle gare d’appalto pubbliche cinesi, favorendo la crescita a lungo termine e garantendo una presenza stabile in un’area strategica.
Il trasferimento sarà effettuato gradualmente e coinvolgerà in particolare i prodotti destinati alla Cina, che verranno realizzati nel nuovo campus di Shanghai, recentemente autorizzato.
Nonostante l’impatto occupazionale, l’azienda conferma la volontà di rafforzare la produzione svizzera, annunciando un piano di investimenti da 60 a 80 milioni di franchi nei prossimi cinque anni per la modernizzazione dello stabilimento di Villeret. Il sito si specializzerà sempre più in articoli ad alto valore aggiunto e sarà oggetto di un importante sviluppo tecnologico, finalizzato a mantenere elevati standard qualitativi e competenze distintive.
Negli ultimi sette anni, Villeret ha vissuto un’espansione notevole: l’organico è passato da circa 550 a oltre 1.000 dipendenti, dimostrando il ruolo centrale del sito nella strategia produttiva globale del gruppo.
Fondata nel 1954, Straumann si presenta oggi come leader mondiale nella produzione di impianti dentali, strumenti chirurgici, biomateriali e soluzioni per la rigenerazione tissutale. I suoi prodotti sono utilizzati in più di 100 paesi e l’azienda collabora con università, centri di ricerca e cliniche odontoiatriche di tutto il mondo. Con oltre 12.000 dipendenti a livello globale, di cui 1.800 solo in Svizzera, la società rappresenta uno dei pilastri del settore medico-tecnologico elvetico.
L’azienda è quotata alla Borsa svizzera dal 1998. Attualmente le azioni si attestano intorno ai 106 franchi, con un calo del 6% da inizio anno e una flessione annua del 10%. Tuttavia, considerando l’orizzonte quinquennale, il titolo ha comunque registrato una crescita del 32%.
Mentre da un lato la decisione di delocalizzare una parte della produzione viene presentata come una mossa necessaria per rafforzare la competitività nel mercato asiatico, dall’altro lato le ripercussioni sociali in Svizzera non passano inosservate. La possibile perdita di 250 posti di lavoro nel Giura bernese potrebbe alimentare un dibattito più ampio sul bilanciamento tra globalizzazione, sostenibilità sociale e tutela del lavoro locale.
Nei prossimi mesi, l’attenzione sarà puntata sull’evoluzione del piano di delocalizzazione e sugli strumenti di accompagnamento e riqualificazione che l’azienda metterà in campo per i dipendenti coinvolti.
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